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Blockchain e tecnologie emergenti
Lezione 43
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Una breve storia di internet: Web3 vs Web2 vs Web1

Internet si è trasformato radicalmente dai suoi primi giorni. Dalle semplici pagine web statiche alle attuali piattaforme dinamiche e interattive, ogni fase di internet – Web1, Web2 e Web3 – ha ridefinito il modo in cui comunichiamo, condividiamo informazioni e gestiamo transazioni online. Ora, con l’arrivo del Web3, internet si sta spostando verso la decentralizzazione, offrendo agli utenti un maggiore controllo sui propri dati e asset digitali.

Comprendere queste fasi evolutive è fondamentale, poiché mettono in luce le sfide e le opportunità della prossima era del web. Questa guida analizza le differenze tra Web1, Web2 e Web3 ed esplora cosa ci riserva il futuro.

  • Internet si è evoluto da pagine statiche a piattaforme interattive e ora si sta orientando verso la decentralizzazione.

  • Il Web2 ha introdotto le grandi aziende tecnologiche che hanno modellato l’esperienza online ma anche centralizzato la proprietà dei dati.
    Il Web3 sta emergendo come un sistema basato su blockchain che dà priorità al controllo dell’utente, alla sicurezza e alla decentralizzazione.

  • Il futuro delle interazioni digitali dipende da come si svilupperà il Web3, con il potenziale di trasformare privacy, proprietà e coinvolgimento online.

Chi ha inventato originariamente internet?

Internet, come lo conosciamo oggi, non è nato con i social media o lo shopping online. È iniziato decenni prima, come parte di un progetto nato durante la Guerra Fredda negli Stati Uniti per costruire un sistema di comunicazione in grado di sopravvivere a un attacco nucleare. All’epoca, i computer erano enormi, costosi e utilizzati quasi esclusivamente in ambito militare e accademico.

Alla fine degli anni '60, i ricercatori della US Advanced Research Projects Agency (ARPA) crearono ARPANET, la prima rete che collegava computer e consentiva la condivisione di dati. Fu una svolta che pose le basi per l’internet di oggi. E sebbene ci si chieda spesso chi abbia inventato internet, non esiste un singolo nome. È stato un risultato collettivo, sviluppato nel corso di molti anni.

Una svolta arrivò nel 1989, quando Tim Berners-Lee introdusse un nuovo livello per internet: il World Wide Web. Più che inventare internet, creò un modo per navigarlo. Il suo sistema utilizzava collegamenti ipertestuali per connettere documenti, un linguaggio condiviso (HTML) per strutturarli e un protocollo (HTTP) per trasferirli. Creò anche il primo browser, rendendo possibile per chiunque cliccare, leggere ed esplorare.

Questo cambiamento — trasformare una rete tecnica in uno spazio accessibile — preparò il terreno per il Web1: la prima versione del web aperta al pubblico.

Web1: il web statico (anni '90 – inizio 2000)

La prima versione di internet, spesso chiamata Web1 o Internet 1.0, era semplice ma rivoluzionaria. Quest’epoca era principalmente read-only, cioè gli utenti potevano accedere alle informazioni ma non interagirvi. I siti web funzionavano come brochure digitali, mostrando testi e immagini con funzionalità minime.

Principi fondamentali del Web1:

Il Web1 era caratterizzato da:

  • Pagine web statiche: il contenuto era fisso e non poteva essere modificato dagli utenti.

  • Struttura decentralizzata: i siti erano ospitati su server individuali e non controllati da grandi aziende.

  • Tecnologia di base: i limiti di linguaggi di programmazione, software e hardware riducevano la dinamicità e la velocità dei siti. I layout HTML semplici erano la norma.

  • Nessuna funzione sociale: il web partecipativo non esisteva ancora. Gli utenti non potevano interagire con i contenuti o tra loro in modo significativo.

La bolla dotcom e l’ascesa del Web2

Con la diffusione del Web1, l'entusiasmo per internet esplose. Alla fine degli anni '90, gli investitori erano convinti che internet avrebbe trasformato l’economia globale. Questa convinzione scatenò un’ondata di finanziamenti verso le imprese online, in quello che oggi viene chiamato “bolla dotcom”.

Molte di queste startup avevano piani aziendali poco solidi ma attiravano comunque grandi investimenti di venture capital. I prezzi delle azioni salirono vertiginosamente, anche se molte aziende non avevano fondamenta solide. La bolla scoppiò all'inizio degli anni 2000, causando gravi perdite finanziarie e il fallimento di numerose società. Tuttavia, questo periodo segnò anche un punto di svolta. Sebbene doloroso per gli investitori, il crollo aiutò a reindirizzare l'attenzione verso modelli di business più sostenibili e realizzabili.

Questo cambiamento preparò il terreno per il Web2. Aziende come Google, Amazon e Facebook emersero con strategie più mirate e piattaforme scalabili. A differenza del Web1, che era per lo più read-only e limitato, il Web2 introdusse un internet interattivo e guidato dagli utenti, dove le persone potevano partecipare, creare e connettersi in modi completamente nuovi.

Web2: il web sociale e interattivo (metà anni 2000 – oggi)

Il Web2, noto anche come "web sociale", ha trasformato internet in una piattaforma per comunicazione, collaborazione e commercio. I social media, il cloud computing e i marketplace online hanno reso più semplice che mai condividere e creare. Ha anche democratizzato i contenuti, dando a chiunque gli strumenti per pubblicare, connettersi e partecipare, spostando il potere dai tradizionali intermediari verso gli utenti.

Principi fondamentali del Web2:

Il Web2 ha introdotto diversi cambiamenti significativi, tra cui:

  • Contenuti generati dagli utenti: Blog, social media, piattaforme video e forum sono fioriti.

  • Esperienze guidate dalle piattaforme: Aziende centralizzate come Facebook, Google e Amazon sono diventate dominanti, offrendo servizi gratuiti in cambio dei dati degli utenti.

  • Monetizzazione dei dati: Le aziende raccoglievano, analizzavano e monetizzavano i dati degli utenti, sollevando preoccupazioni su privacy e controllo.

  • Scalabilità e accessibilità: Il cloud computing ha reso i servizi scalabili e accessibili da qualsiasi dispositivo connesso a internet.

  • API evolute e tecnologie web avanzate: Tecnologie come HTML5, CSS3, framework JavaScript e AJAX hanno permesso applicazioni web dinamiche e reattive.

Se da un lato il Web2 ha favorito connessione e innovazione, dall’altro ha creato problemi di centralizzazione, con poche aziende che controllano grandi quantità di informazioni. Queste preoccupazioni hanno aperto la strada al Web3, che punta a restituire il potere agli utenti.

Web3: il web decentralizzato (in fase emergente)

Il Web3 rappresenta la prossima fase di internet, basata sulla tecnologia blockchainf per dare priorità a decentralizzazione, sicurezza e controllo dell’utente. A differenza del Web2, dominato da piattaforme aziendali, il Web3 immagina un internet dove gli utenti possiedono le proprie identità e asset digitali senza dover dipendere da intermediari.

Principi fondamentali del Web3:

  • Decentralizzazione: siti web e applicazioni decentralizzate (dApp) funzionano su reti blockchain invece di essere ospitati da una singola azienda.

  • Proprietà dell’utente: asset digitali, come criptovalute e NFT (token non fungibili), appartengono agli utenti, non alle piattaforme.

  • Interazioni fiduciose: gli smart contract permettono transazioni sicure senza intermediari, riducendo la dipendenza da banche o aziende.

Vuoi un’introduzione semplice al Web3? Guarda il nostro video per una panoramica su come decentralizzazione e proprietà degli utenti stanno trasformando internet.

Il futuro del Web3: cosa ci aspetta?

Il Web3 rappresenta la prossima fase di internet, con la promessa di una maggiore decentralizzazione, sicurezza e controllo da parte degli utenti. A differenza del Web2, in cui le grandi piattaforme tecnologiche dominano la proprietà dei dati, il Web3 sfrutta la tecnologia blockchain per creare un’economia digitale più aperta e trasparente.

Sebbene rimangano sfide come la scalabilità, la regolamentazione e l’esperienza utente, il potenziale di innovazione è indiscutibile. Tra gli sviluppi principali all’orizzonte ci sono i progressi nella finanza decentralizzata (DeFi), le identità digitali auto-sovrane – in cui gli utenti gestiscono autonomamente le proprie credenziali senza dipendere da autorità centrali – e gli asset reali tokenizzati, ovvero la trasformazione di beni fisici come immobili o opere d’arte in token digitali scambiabili. Stanno inoltre guadagnando popolarità le piattaforme social decentralizzate, il gaming play-to-earn e le organizzazioni autonome.

Con la crescita dell’adozione del Web3, piattaforme come Bitpanda stanno lavorando per rendere queste tecnologie più accessibili, offrendo strumenti per la gestione sicura degli asset e la partecipazione a progetti blockchain emergenti. Vuoi saperne di più? Scopri Bitpanda Web3.

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